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Il lavoro da remoto e il suo impatto nelle trasferte: sondaggio di GBTA

Il settore dei viaggi d’affari prevede un 2024 forte, ma impegnativo secondo l’ultimo sondaggio di Gbta, con alcuni impatti dovuti al lavoro da remoto. Da un sondaggio rivolto a 700 professionisti dei viaggi d’affari (sia travel buyer sia fornitori, ndr) di 41 Paesi, l’associazione rileva che le modalità di smart working stanno incidendo sui programmi e sui costi di viaggio dei dipendenti.

La maggior parte degli intervistati (62%) afferma che la propria azienda ha un modello di lavoro ibrido, che consente sia l’operatività dall’ufficio sia da casa. Quasi la metà (48%) ha rivisto o prevede di rivedere la travel policy per questo motivo. Tra questi, il 27% lo ha già fatto, mentre il 21% afferma che ci sta lavorando.

Interessante comprendere quali aspetti delle regole aziendali sulle trasferte i professionisti andranno a rivedere in funzione dell’incremento del remote working. Il 40% deciderà quali tipologie di meeting potranno determinare una trasferta e il 32% il numero di volte consentite per effettuare un viaggio verso la sede. Le tipologie di trasporto, la diaria giornaliera e le sistemazioni alberghiere rimborsabili costituiscono altri aspetti della travel policy che verranno ridefiniti in questo ambito.

Pensando all’impatto economico di questi cambiamenti, il 27% riferisce che i costi del programma di viaggio della propria azienda sono significativamente o leggermente più alti per accogliere i dipendenti ibridi/remoti. Infine, oltre un terzo (37%) non segnala alcuna variazione notevole nei costi.

Notizia pubblicata in data 6 marzo 2024 – Paola Baldacci

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