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L’ETIAS europeo si fa aspettare:
arriverà solo nella primavera 2025

Continuano i ritardi per il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi, in acronimo ETIAS, che sarebbe dovuto entrare in funzione da novembre 2023. L’ultimo aggiornamento lo dà in attuazione solo nella primavera 2025. La motivazione è dovuta ai continui ritardi nell’introduzione del relativo sistema di ingressi-uscite (EES), che deve essere operativo prima che l’ETIAS possa essere attuato.

Si tratta di una innovazione che riguarda circa 1,4 miliardi di persone, che dovranno richiedere il “documento” di ingresso in Europa.

Realizzato sul modello dell’ESTA statunitense, introdurrà significativi cambiamenti per i visitatori dell’UE.

Nell’ambito del programma, i visitatori al di fuori dell’Europa che attualmente hanno lo status di esenzione dal visto, ad esempio, dagli Stati Uniti e, dopo la Brexit, dal Regno Unito, dovranno ottenere l’approvazione al viaggio e pagare 7 euro a persona.

L’approvazione del viaggio durerà tre anni.

Le domande dovrebbero essere vagliate in pochi minuti e questa nuova procedura, discussa per la prima volta nel 2016, si rende necessaria per migliorare la sicurezza delle frontiere attraverso il pre-screening dei visitatori non UE.

Cosa cambia con l’Etias europeo

Ci sono 5 paesi dell’UE che attualmente non sono nel programma ETIAS: Bulgaria, Croazia, Cipro, Irlanda, Romania, dove i viaggiatori non dovranno presentare domanda prima dell’ingresso.

L’autorizzazione Etias servirà per i Paesi dell’area Schengen: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Croazia (dal 1° gennaio 2023) Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera.

È richiesto per viaggiatori dai 18 ai 70 anni.

Se il passaporto scade entro i tre anni, dovranno richiedere un nuovo documento di autorizzazione.

Dopo l’introduzione, ci sarà un periodo di attuazione di sei mesi in cui i paesi dell’UE avranno un po’ di tempo per adeguarsi ai nuovi cambiamenti.

Notizia pubblicata in data 31 Gennaio 2023 e aggiornata il 24/10/23- Paola Baldacci