Osservatorio Business travel 2022:
tutto quello che c’è da sapere
In Italia, la spesa per i viaggi d’affari nel 2022 recupera ancora un po’ di terreno perso a causa dell’emergenza sanitaria: le aziende hanno impegnato 17,2 miliardi di euro per 25 milioni 968mila trasferte, delle quali 6,8 milioni internazionali.
La progressione rispetto all’anno scorso è del 96% mentre la flessione sul 2019 – l’anno di benchmark pre-pandemia – è del 16%. Il tutto con una inflazione significativa, la quotazione euro-dollaro in contrazione del 10% e che ha influito sugli acquisti di chi ha acquistato in valuta estera.
È innegabile che si stia recuperando terreno, anche se non possiamo dire sia una piena ripresa, perché la caduta libera del -63% dai 20,6 miliardi del 2019, accusata nel 2020, rimane lì, implacabile e ancora dura da risollevare. Ma una buona notizia c’è ed è che il ritorno ai livelli pre-pandemia potremo raggiungerli già l’anno prossimo, dunque con uno-due anni d’anticipo a seconda delle previsioni che gli analisti hanno più volte corretto in questi anni di rivoluzioni.
«Nel 2023 vedremo il ritorno ai risultati pre-Covid, anche se una previsione è davvero complicata per un quadro congiunturale “ballerino” come mai prima», osserva il professor Andrea Guizzardi, docente dell’Università di Bologna (in statistica) e direttore dell’Osservatorio Business Travel, da tre anni congiunto con il Politecnico di Milano e presentato ieri nell’ambito del Tourism Innovation Day. Se lo scenario economico rimane come l’attuale, la stima di incremento della spesa per i viaggi d’affari si attesterà sul +4% rispetto al 2019.
Guizzardi raccomanda: «L’aumentata volatilità dei prezzi e il rischio di acquisto rendono difficile contenere la spesa con le strategie usuali e, pertanto, gli attori del settore sono chiamati a proseguire nell’opera di rinnovamento dei propri meccanismi introducendo sempre di più il digitale. La digitalizzazione delle attività di rendicontazione e riconciliazione, ad esempio, consente un ingente risparmio di tempo e quindi di costi. Inoltre, la digitalizzazione delle procedure consente il raggiungimento di maggiori benefici, se accompagnata da una corretta gestione e utilizzo dei dati».
Viaggi d’affari 2022: i dati dell’Osservatorio
Come e dove hanno viaggiato le aziende?
Anzitutto si evince la marcata caratterizzazione nazionale delle trasferte con 19 milioni e più, di esse, svolte proprio entro i confini. Seppure il valore per spesa sia nettamente inferiore all’internazionale: 6,5 miliardi nel primo caso e 10,6 miliardi nel secondo.
Inoltre, il settore dei servizi è quello che viaggia di più (con l’immobiliare in testa), ma le imprese dell’industria che viaggiano sono più grandi e con più possibilità di investire. Sui mezzi di trasporto, proprio perché perlopiù sono missioni in Italia “vince” l’auto con 15,4 milioni di viaggi, al treno ne vanno 3,4 milioni e all’aereo 7: quest’ultimo ancora soffre una flessione importante, pari al 45% rispetto al 2019.
Se, invece, guardiamo alla motivazione di viaggio: nel 2022, il Mice cresce meno di altre «ma è anche quello che si diceva non sarebbe più risorto», chiosa Guizzardi. In tutto, si sono realizzati 11,6 milioni di trasferte per attività commerciali, 7,8 milioni per missioni tecniche, 3,5 mln per riunioni aziendali e 2,9 per fiere, incentive e corsi di formazione.
I budget del business travel vanno per il 53% ai trasporti (9,1 mld), per il 30% all’alloggio (5 mld) e per il 17% alla ristorazione (2,9 mld). Nel dettaglio, per auto/taxi e trasporti locali il volume speso è di quasi 5 miliardi.
I viaggi d’affari cambiano veste
L’Osservatorio Business Travel ha indagato i trend anche dal punto di vista del viaggiatore, andando così a confermare alcune modalità di svolgimento della trasferta di lavoro che seguono in qualche modo le prassi di smart working introdotte da alcune grandi aziende. «L’holiday working è pratica ormai consolidata – argomenta Eleonora Lorenzini, direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del politecnico -. Le aziende che consentono il lavoro anche dai luoghi di vacanza sono il 54%, senza agevolazioni né convenzioni con circuiti turistici, mentre il 44% non le consentono affatto. Il 33% dei lavoratori si è avvalsa del beneficio».
Quanto al bleisure, il 63% consente di aggiungere giornate extra lavorative alla missione di lavoro e il 23% dei dipendenti ne approfitta. Ci sono anche imprese che consentono di utilizzare la piattaforma di prenotazione aziendale per prenotazioni personali. Una tendenza di cui alcuni operatori ferroviari, tra i partner dell’Osservatorio del Politecnico, stanno osservando con interesse.
Dalle indagini condotte emergono diverse aree di cambiamento per il ruolo della/del travel manager. Per loro le parole-chiave rimangono controllo dei costi, sicurezza del viaggiatore, sostenibilità. Quanto a quest’ultima, risulta che il 66% NON sta realizzando un rapporto sulle emissioni di CO2 prodotte dai viaggi.
Con la digitalizzazione va un po’ meglio: le prime fasi della gestione di una missione sono le più digitalizzate mentre la conciliazione e il controllo della travel policy lo sono molto meno. Il ricorso a una Tmc per la prenotazione sale al 65% (dal 60%) e il ricorso a strumenti digitali all’83% (dal 79%). Guardando alla spesa secondo gli strumenti di prenotazione, nel 2022 si verifica un aumento del 9% di ricorso a tool digitali. Come si distribuisce? Il 7% passa da siti internet B2C, il 28% da self booking tool, il 18% da agenzia di viaggi esterna tramite online booking tool, il 32% da agenzia/ufficio viaggi interno e il 15% da agenzia esterna via mail o telefono.
Il pagamento è l’attività più digitalizzata con le carte in testa, anche per la preziosa analisi dei dati. Il 62% ha adottato sistemi per effettuarla, al fine della definizione dei budget e anche per misurare la sostenibilità. Infine, l’integrazione degli strumenti digitali con i gestionali interni è completa solo nel 27% delle aziende.
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Notizia pubblicata in data 31 Gennaio 2023 – Autrice Paola Baldacci